La birra è una bevanda relativamente poco alcolica, le sue caratteristiche le permettono di entrare nel cuore e nelle tradizioni di tutti i popoli del mondo, che la interpretano in mille varianti diverse, sta di fatto che, in un modo o nell’altro se ne produce in quantità assurde e si consuma allo stesso livello.
Questo fa della birra un grande investimento in ottica imprenditoriale, un detto tedesco dice che ogni birraio fa la birra per i suoi amici, perché sono talmente tanti i produttori ed i consumatori da produrre e vendere per la loro zona, quindi in pratica per parenti e amici, nessuno ha voglia, necessità o possibilità di allargarsi.
Nel resto del mondo invece è diverso, le grandi firme hanno cavalcato questo mercato a livelli inimmaginabili, articolando le loro offerte, sponsorizzando eventi mondiali, e tirando su una rete di vendita capillare quanto il nostro sistema venoso.
Poi grazie alla tecnologia è tornata in auge la voglia di produrre birra un po’ in tutto il mondo, il processo di produzione non è molto semplice, ma internet, una diffusione delle informazioni accessibili a tutti, la possibilità di acquistare on line ingredienti e macchinari hanno fatto si che il mercato dei piccoli birrifici crescesse.
Oggi esistono molte piccole realtà che hanno conquistato il mercato e possono affermarsi veri e propri birrifici, ovviamente questo non li mette minimamente al pari dei numeri che fanno le grandi realtà, ma non è questo il loro obiettivo.
Proprio nel caso della birra infatti stiamo vivendo un fenomeno di marketing molto particolare ed interessante, cioè brand diversi che agiscono in modi completamente diversi per vendere lo stesso identico prodotto. Piccole realtà che vendono cara la loro birra, che raccontano la loro storia e che vivono il loro pubblico in prima linea, al contrario delle grandi realtà che giocano sui prezzi, si fanno pubblicità in modo esclusivo e costruito e vivono il loro pubblico su delle slide fatte di grafici a torta.
Non me ne vorranno gli appassionati di birra per quello che sto per dire ma è di marketing che stiamo parlando: tolta quella piccola percentuale di veri intenditori di birra, che potranno scornarsi fino alla morte su gusti, processi, degustazione ed altro ancora, un’azienda che si rispetti deve considerare lo zoccolo duro della sua clientela: la massa!
E la massa beve la birra che le piace, se ci mettete il Guacamole o il petalo del fiore colto sull’Himalaya nel preciso giorno di fioritura versando poi i petali in un preciso instante della lavorazione della birra non se ne accorgerà nessuno e se ne sbatteranno per pagarvi il costo giustificato agli sforzi.
In un modo o nell’altro la birra deve essere buona, per farla buona c’è bisogno dei migliori ingredienti, dei macchinari più prestanti e della cultura ed esperienza migliori, tutte cose che costano ed a meno che voi non siate straricchi e vogliate avviare un birrificio “per i vostri amici” prima o poi dovrete preoccuparvi delle entrate rispetto alle uscite, e dovrete porvi questa domanda: chi beve la mia birra?