Partiamo da un concetto molto semplice: se non so fare qualcosa pago qualcuno per farla al posto mio, oppure per insegnarmi a fare questa cosa da solo. Quindi se ci troviamo nella condizione di pagare questa figura è ovvio che dovremmo starla ad ascoltare, perché è proprio in quello che ci dirà che si trova la causa per cui l’abbiamo pagato.
Mi sembra veramente assurdo scrivere un articolo del genere ma ancora oggi molte persone pensano di essere in grado di svolgere il lavoro degli altri, persone che pagano per sentirsi dire quello che vogliono.
Nel mio caso specifico le assurdità si trovano in egual modo nel mondo del marketing e nel mondo della comunicazione visiva; durante le consulenze cerco sempre di far capire ai miei clienti che una determinata strategia è importante, anche se magari non porta la popolarità che porterebbe il post “gattino” di turno, cerco di spiegargli che il post “gattino” porterebbe like a valanghe ma conversioni zero. Oppure al cliente tipo cerco di far capire che non si può usare un comic sans per un biglietto da visita di un consulente, in fondo, mi stai pagando per fare il mio lavoro, dovresti stare a sentirmi giusto?
Non c’è niente da fare, ognuno vuole dire o fare la sua, spesso mi viene detto “se sapevo usare photoshop me lo facevo da solo” oppure “ma io so quello che devo fare, solo che non ho tempo”. Io, come l’architetto, l’avvocato, il meccanico, l’idraulico e così via, siamo dei professionisti, persone che studiano, si aggiornano e masticano la materia quotidianamente da anni, non pensate sia un po’ presuntuoso ed esagerato pretendere di saperne quanto noi? Non pensate sia stupido pagare una persone e non ascoltare quello che ha da dirvi?
Eppure aimé spesso è il cliente che la spunta, perché è inutile vendere qualcosa a qualcuno che non la vuole, puoi essere lo chef più stellato al mondo, ma se il cliente ti chiede l’uovo all’occhio di bue, tu devi fargli l’uovo all’occhio di bue, noi lo sappiamo che potresti preparare piatti unici ed introvabili, con ingredienti ricercati, abbinamenti studiati e lavorazioni da master chef, però lui vuole un fottuto uovo all’occhio di bue e quindi tu… “attacchi l’asino dove vuole il padrone”.
Per la serie “trasformare il veleno in medicina” però c’è una controparte, a parte i pareri sicuramente contrastanti, dove c’è chi sostiene il suo stile ad ogni costo e chi invece si adatta alle richieste di mercato. Provate ad immagine il “padrone dell’asino” come la “mucca da mungere”, cioè quella tipologia di target che dobbiamo spremere, lavori facili ed entrate certe, che ci permettono un investimento verso l’evoluzione, verso quei target che ci danno altre soddisfazioni professionali. Con questo mindset non perdere tempo a convincere il cliente, ci limiteremo a fare quello che dice e soddisfare la sua richiesta senza sprecare energie e tempo inutili.
E poi non vi preoccupate di dar retta a quelle richieste impossibili, col tempo ho capito che le possibilità sono due: o altri gli dicono che ha fatto una cagata pazzesca (ed in quel caso potrai dirgli “te l’avevo detto”) oppure strano a dirsi ma aveva ragione e ti puoi prendere comunque il merito. Si perché c’è da dire che non sempre siamo i migliori o sappiamo cosa è meglio fare, il marketing stesso ci insegna che il mercato va interrogato in continuazione, perché cambia, si evolve, e noi non venderemo mai se non ci adattiamo alle richieste. Poi c’è da dire anche che se non fai contenuti di valore la cosa si vede, i contenuti sono fondamentali in una strategia di comunicazione, nel nostro settore si usa dire “content is king”, citando la frase che scrisse Bill Gates in un articolo nel 1996. Ciao!